Lo Zeta – Functional Assessment System (Zeta-FAS)

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Lo Zeta – Functional Assessment System (Zeta-FAS). 

Nuovo sistema di somministrazione, siglatura ed interpretazione dello Zulliger Individual Test

The Zeta – Functional Assessment System (Zeta-FAS).

Caporale R., [1] Craparo G. [2]

IRPPI – Istituto Romano di Psicoterapia Psicodinamica Integrata (IT)

Dipartimento di Scienze umane e sociali dell’Università degli Studi di Enna “Kore” (IT)

Riassunto

Sempre più negli ultimi decenni, la valutazione della personalità si è incentrata su un approccio funzionale e dimensionale anche mediante l’ausilio di test performance-based quali il Rorschach e Thematic Apperception Test (TAT). Sulla scia dei lavori di standardizzazione dello Zulliger Individual Test (Z-Test) su popolazione clinica e non, anticipiamo in questo articolo la messa a punto di un nuovo sistema di somministrazione, siglatura ed interpretazione, quantitativo e qualitativo, chiamato Zeta-Functional Assessment System (Zeta-FAS), volto ad ottimizzare le caratteristiche dello Z-test in un’ottica di screening proiettivo della personalità.

Parole chiave: Zulliger Indivual Test; Z-Test; Zeta-Fuctional Assessment System; Zeta-FAS; approccio funzionale performance-based; valutazione della personalità.

Abstract

In recent decades, personality assessment has increasingly focused on a functional and dimensional approach, also through the use of performance-based tests such as Rorschach and Thematic Apperception Test (TAT). Following the work of standardisation of the Zulliger Individual Test (Z-Test) on clinical and non-clinical populations, we anticipate in this article the development of a new system of administration, siglature and interpretation, quantitative and qualitative, called Zeta-Functional Assessment System (Zeta-FAS), which aims to optimize the characteristics of the Z-test in a perspective of projective screening of personality.

Keywords: Zulliger Individual Test; Z-Test; Zeta-Fuctional Assessment System; Zeta-FAS; functional performance-based approach; personality assessment.

  1. La valutazione funzionale della personalità e i sistemi di classificazione diagnostica

“Per comprendere i sintomi è necessario conoscere qualcosa della persona che li ospita” così affermava Westen et al. (2006). Per tale motivo, ormai la cosiddetta diagnosi psichiatrica, ossia l’identificazione di una costellazione di sintomi attraverso categorie nosografiche predeterminate, non può prescindere da una più ampia valutazione della personalità (Bornstein, 2010; Huprich e Bornstein, 2007).

La personalità può essere definita un modo stabile di pensare, sentire, regolare le emozioni, gestire gli impulsi e agire che si manifesta nel corso del tempo e in situazioni diverse (Lingiardi e McWilliams, 2017). Ad oggi sostenere però di valutare la personalità non basta; serve specificare come approcciarsi ad essa, ad esempio, attraverso un vertice di osservazione cosiddetto “funzionale”, che valuti il livello di funzionamento in varie aree psichiche della persona, ed in determinate condizioni rilevanti per l’adattamento psicologico e sociale (Lingiardi e McWilliams, 2017). 

Partendo da un framework ateorico ma, allo stesso tempo, condivisibile dalla maggior parte dei clinici, Blais e Smith (2014) e Blais e Hopwood (2017) propongono il Transtheoretical Model of Personality, un modello di valutazione top-down basato su cinque sistemi interagenti tra loro: sistema d’informazione e conoscenza, sistema di elaborazione delle emozioni, sistema dell’identità, sistema interpersonale e delle relazioni e sistema di controllo e regolazione.

All’interno della famiglia degli strumenti evidence-based, la nascita della Shedler-Westen Assessment Procedure-200 (SWAP-200) (Westen et al., 2003; Shedler et al., 2014) ha permesso di ricavare empiricamente un sistema classificatorio dei disturbi di personalità basato sulla valutazione di cinque domini chiave di funzionamento. Nello specifico, grazie all’indice RADIO possiamo misurare costrutti come l’esame di realtà ed i processi di pensiero, la tolleranza e la regolazione degli affetti, i meccanismi di difesa, l’integrazione dell’identità e delle relazioni oggettuali.   

In linea di continuità con i dati empirici derivati dalla SWAP-200 (Westen et al., 2003; Shedler et al., 2014), la nuova edizione del Manuale Diagnostico Psicodinamico-2 (PDM-2) (Lingiardi e McWilliams, 2017), che ad oggi rappresenta il sistema diagnostico più completo ed approfondito nella valutazione della personalità e dei suoi disturbi in un’ottica funzionale e dimensionale, sulla base delle ricerche del gruppo di Clarkin e Kernberg (e.g. Clarkin et al., 2001; Clarkin et al., 2004) e di Greenspan (Greenspan and Shanker, 2004), pone l’attenzione sull’analisi del livello evolutivo di organizzazione della personalità (Asse P) attraverso la valutazione di sette domini di derivazione psicodinamica quali: identità, relazioni oggettuali, tolleranza degli affetti, regolazione degli affetti, esame di realtà, coscienza morale e forza dell’Io.

Inoltre, tale valutazione della personalità, verrebbe arricchita da un’analisi del profilo di funzionamento mentale (Asse M) basata su dodici più ampie e trasversali capacità di base. Tale asse diagnostico permetterebbe di approfondire meglio il modo di funzionare delle persone in un’ottica che vada oltre la psicodinamica della personalità e che comprenda anche componenti di processo più neurocognitive. Inoltre, una valutazione così esaustiva di variabili di processo consentirebbe di stilare un profilo di funzionamento mentale in cui sia possibile delineare punti di forza e punti di debolezza della persona in un’ottica di orientamento terapeutico. Le dodici capacità (processi mentali) che l’Asse M del PDM-2 prende in considerazione sono: la capacità di regolazione la capacità di mentalizzare e funzione riflessiva, la capacità di differenziazione e integrazione (identità), la capacità di relazioni e intimità, la regolazione dell’autostima e qualità dell’esperienza interna, la capacità di controllo e regolazione degli impulsi, il funzionamento difensivo, la capacità di adattamento, resilienza e risorse psicologiche, la capacità di auto-osservazione (mentalità psicologica), la capacità di costruire e ricorrere a standard ideali, significato e direzionalità.

In accordo con la modellistica dei Manuali Diagnostici Psicodinamici (2006; 2017), lo Psychodiagnostic Multi-level System (PMS) (Caporale e Roberti, 2013; 2019) si pone come sistema psicodiagnostico multilivello di tipo bottom-up derivante dall’analisi dei dati ottenuti ai test nell’inquadramento della personalità. Il primo livello si focalizza sull’orientamento sintomatologico, il secondo sull’organizzazione personologica ed il terzo sulla valutazione del funzionamento psichico. In particolare, il terzo livello diagnostico del PMS si ispira ai sette domini funzionali propri dell’Asse P del PDM-2, sviluppando in aggiunta per ogni funzione nuovi e differenti criteri dimensionali di valutazione; e tentando un primo ancoraggio di misurazione quantitativa con alcuni test proiettivi quali il Rorschach ed il TAT.

Il sistema PMS, a differenza del PDM, distingue concettualmente il termine “organizzazione” da quello di “funzionamento” della personalità, distinzione che a nostro avviso continua ad essere utile in ottica di una valutazione multilivello della personalità. L’organizzazione rinvierebbe più ad un concetto di tratto o stile personologico/caratterologico, il funzionamento al modo di funzionare dinamico della personalità più o meno evolutivamente maturo basato sull’analisi di determinati processi o funzioni mentali.

       

  1. La valutazione funzionale della personalità mediante l’utilizzo dei test performance-based

Negli ultimi decenni, le tecniche proiettive sono state più precisamente riconsiderate come test basati sull’analisi della performance. I test performance-based, quali il Rorschach ed il TAT, ad oggi rappresentano le prove che meglio riescono a rilevare processi e funzioni mentali poichè molti di essi sono impliciti e per misurarli si ha necessariamente bisogno di osservarli “in azione”.

A differenza ed in maniera complementare ai self-report, i test di performance permettono di ottenere informazioni circa il modo di funzionare della persona, attraverso l’analisi dal vivo del processo di risposta qualsiasi esso sia, elaborazione di una rappresentazione partendo da stimoli poco strutturati come nel test delle macchie o modalità di organizzazione nella costruzione di storie derivanti da immagini ambigue come nei test narrativi.

Riprendendo una recente riflessione di Bram e Pleebles (2014), è utile distinguere tra struttura e contenuti: gli aspetti strutturali ci informano del come funziona la mente della persona (funzionamento) mentre gli aspetti di contenuto si riferiscono a cosa la persona prova o pensa più o meno consapevolmente e al motivo. Da tale distinzione, possiamo affermare come i test di performance rilevino principalmente la struttura e solamente in seconda battuta i contenuti mentali.

Alla luce di ciò, le tecniche proiettive possono, dunque, essere ridefinite come test performance-based di problem-solving percettivo-cognitivo ed affettivo-interpersonale ma a condizione di essere riletti attraverso l’utilizzo di metodi interpretativi con adeguati criteri di valutazione di tipo funzionale e dimensionale della personalità.

Sempre più negli ultimi decenni, sono stati elaborati nuovi sistemi di scoring e di interpretazione applicati alle principali tecniche proiettive (Westen, 1989; Ackerman et al., 2001; Exner, 1974; Exner e Erdberg, 2005; Meyer et al., 2011; Caporale e Roberti, 2013; 2019).    

Il metodo Social Cognition and Object Relations Scale (SCORS) (e.g. Westen, 1991) rappresenta un innovativo sistema di scoring applicato alle tavole del TAT che permette, attraverso l’analisi formale delle storie, di misurare quattro principali domini funzionali della personalità quali: complessità delle rappresentazioni degli altri (CR), tono affettivo dei paradigmi relazionali (TA), capacità di investimento emotivo nei valori e negli standard morali (CIE), comprensione della causalità sociale (CCS). Il recente aggiornamento dello strumento SCORS-R (e.g. Ackerman et al., 2001) ha permesso di ampliare i domini funzionali da quattro a sette distinguendo meglio le capacità di investimento oggettuale dalle capacità di investimento negli standard morali, e introducendo variabili di contenuto legate alle principali paure ed angosce centrali nel mondo interno dell’individuo.

Il Comprehensive System (CS) (e.g. Exner 1974, 1991, 2003, Exner e Erdberg, 2005) applicato al Rorschach, grazie al rigoroso approccio empirico basato sulla statistica, si focalizza su sei principali cluster corrispondenti ad altrettante aree in grado di poter descrivere al meglio il funzionamento della personalità: processi di pensiero, esame di realtà, modalità di elaborazione cognitiva delle informazioni, processamento affettivo, immagine di sè e relazioni con gli altri.

Più recentemente, il Rorschach-Performance Assessment System (R-PAS), nuovo metodo che aggiornerebbe il Rorschach-CS (e.g. Meyer et al., 2011), riorganizza le variabili Rorschach in quattro domini interpretativi che identificano una varietà di capacità mentali quali i processi di pensiero ed elaborazione cognitiva, gli stili di coping e di adattamento alla realtà, i processi di elaborazione emotiva, la capacità di costruire relazioni significative nonchè le rappresentazioni legate allo schema di sè e degli altri.

Negli ultimi anni Caporale e Roberti (2014) hanno proposto un sistema interpretativo alternativo alle tavole e alle risposte Rorschach di tipo funzionale e dimensionale che prevede l’ancoraggio alle sette capacità derivanti dall’Asse P (Personality) della prima edizione del PDM (PDM, 2006) e mantenute anche nell’edizione aggiornata (Lingiardi e McWilliams, 2017): identità, relazioni oggettuali, tolleranza degli affetti, regolazione degli affetti, coscienza morale, esame di realtà e forza dell’Io. Tali domini sono utili ad attribuire il corrispondente livello di evolutivo di organizzazione (funzionamento) della personalità e a distinguere tra loro i funzionamenti nevrotici, borderline alto e basso, psicotico.

 

  1. Lo Zeta – Functional Assessment System (Zeta-FAS)

In linea con tali recenti approcci performance-based, anticipiamo in questo articolo un importante lavoro di ricerca portato avanti nell’ultimo decennio da Caporale et al. (e.g. 2022; 2023a; 2023b; 2024; in review), volto ad un aggiornamento dell’originario Test di Zulliger (cosiddetto Z-Test nella sua forma individuale), tecnica proiettiva semi-strutturata, in un’ottica di approccio funzionale e dimensionale alla personalità.

Le tavole dello Z-Test, seppur esigue nel numero, contengono e condensano tutti gli elementi essenziali del Rorschach, al punto che spesso alcune delle loro macchie vengono equiparate per le caratteristiche gestaltiche degli stimoli (Mahamood, 1990). Malgrado ciò, come affermato da Caporale et al. (2023b) questo “non significa, tuttavia, che i due strumenti siano sovrapponibili, in quanto, nonostante le similitudini strutturali, ciascuno dei due possiede una propria autonomia nelle differenti potenzialità psicodiagnostiche”.

Lo Z-Test si presterebbe bene ad un’analisi funzionale performance-based nei termini “di quanto ogni tavola, riformulata come situazione di problem solving, attivi funzioni e processi psichici specifici nell’elaborazione della risposta” (Caporale et al., 2023b). In particolare, la tavola I solleciterebbe processi di natura più cognitiva, la tavola II processi di natura più affettiva, infine la tavola III processi più legati alla valutazione dell’identità e del funzionamento interpersonale (Caporale et al., 2023b).

Il lavoro di standardizzazione su popolazione non clinica e clinica (Caporale et al., 2024; Caporale et al., in review), sta dando la spinta allo sviluppo e messa a punto di un nuovo sistema di somministrazione, siglatura ed interpretazione, quantitativo e qualitativo, volto ad ottimizzare le caratteristiche dello Z-test in un’ottica di screening proiettivo della personalità chiamato Zeta-Functional Assessment System (Zeta-FAS).

In particolare, recuperando l’originario intento dei primi lavori di Zulliger (1955; 1969) di ideare un metodo proiettivo di screening da una parte ed integrandolo con l’importanza attuale di una valutazione funzionale e dimensionale della personalità dall’altra (Caporale et al., 2023b), lo Zeta-FAS permetterebbe di ottenere un iniziale macro-orientamento diagnostico riguardante i differenti livelli di funzionamento psichico così riconosciuti e descritti nei principali sistemi di classificazione internazionali quali il PDM-2 (Lingiardi e McWilliams, 2017) e la SWAP-200 (Shedler et al. 2014). Nello specifico, lo Zeta-FAS consentirebbe di discriminare modalità di funzionamento nevrotici, borderline e psicotici.

Le nostre ricerche effettuate su campioni clinici e non (Caporale et al., 2024; Caporale et al., in review) evidenziano come gli indicatori utilizzati dall’analisi dello Zeta concorrerebbero alla valutazione di cinque principali macroaree di processo, utili nell’individuazione di funzionamenti normali e patologici della personalità e nella loro diagnosi differenziale. In particolare, i processi psichici (o funzioni), presi in considerazione nel nostro sistema interpretativo Zeta-FAS, rappresentano dimensioni valutative di funzionamento che hanno strette similitudini concettuali con quelle dell’Asse M del nuovo PDM–2 (Lingiardi e McWilliams, 2017).

Di seguito, le macroaree generate dallo Zeta-FAS:
  • organizzazione cognitivo-percettiva, processi di pensiero ed esame di realtà;
  • tolleranza e regolazione degli affetti;
  • assetto difensivo;
  • capacità di differenziazione ed integrazione (identità);
  • capacità di relazioni e intimità (relazioni oggettuali).

L’organizzazione cognitivo-percettiva rappresenta lo stile cognitivo che l’individuo mette in campo nell’approccio ad una nuova realtà-problema. I processi di pensiero e l’esame di realtà sono quelle capacità che permettono l’elaborazione delle informazioni, provenienti dal mondo esterno ed interno, al fine di darne un significato in una logica socialmente condivisa. Le principali variabili che concorrono ad evidenziare tali processi nel protocollo Zeta sono la qualità formale (FQ), il numero di risposte (R), la quantità e la qualità dei movimenti umani (M), l’ampiezza delle categorie di contenuto, la percentuale di risposte popolari (P%), la percentuale di risposte di buona originalità (O+), l’indice di realtà (IR).

La tolleranza e la regolazione degli affetti riguarda la capacità dell’individuo di esperire, esprimere e cogliere l’intera gamma dei pattern affettivi pre-rappresentazionali e rappresentazionali. Ciò consente, assieme ad adeguate capacità di mentalizzazione, di sviluppare buone capacità di regolazione emotivo-affettiva. I principali indicatori del protocollo Zeta che danno informazioni riguardo tali domini più affettivi sono il rapporto tra forma-colore cromatico (FC), colore cromatico-forma (CF) e colore cromatico puro (C), il tipo di vita interiore (TVI), la percentuale delle risposte umane intere (H%), alcuni fenomeni particolari alle tavole e/o alle risposte.

L’assetto difensivo descrive quei meccanismi solitamente inconsapevoli di far fronte a stati emotivo-affettivi negativi, quali l’ansia, la rabbia, la tristezza che rappresentano una minaccia all’equilibrio psichico ed al benessere della persona. I principali indici che permettono di distinguere difese mature da difese più primitive sono la percentuale di risposte buona forma in rapporto al numero di risposte alle tavole nere ed alle tavole colore (F+/R tav. N; F+/R tav. C), il tipo di comprensione (TC), alcuni fenomeni particolari alle tavole e/o alle risposte, manifestazioni di choc.

La capacità di differenziazione ed integrazione consiste nella capacità di distinguere il sè dall’Altro, la fantasia dalla realtà, le rappresentazioni interne dagli oggetti e dalle circostanze esterne, il presente dal passato, e di costruire nessi tra questi elementi senza confonderli. I principali indicatori da ricercare nel protocollo Zeta a supporto sono la percentuale di riposte a contenuto umano intero (H%), il rapporto tra H% intere e contenuti di parti umane (Hd%), la qualità delle H in termini di contenuto più o meno popolare (P) e/o simbolico/complessuale, il rapporto tra contenuti e movimenti umani (M sulle H), particolari fenomeni particolari e di choc riguardanti le H.

La capacità di relazioni e intimità comprende la profondità, la gamma e la costanza delle relazioni e la capacità di regolare l’adeguata distanza interpersonale in base al tipo di relazione e alla situazione-contesto. Di particolare importanza nel valutare tale abilità sono la presenza nel protocollo Z di contenuti umani interi (H) in rapporto ai movimenti umani (M su H) ed alla natura più o meno convenzionale della relazione (P su H), oltre a fenomeni particolari e di choc legati alle H di relazione.

Inoltre, sulla scia della precedente distinzione da noi adottata tra variabili di processo e variabili di contenuto della personalità (Bram e Pleebles, 2014), il sistema Zeta-FAS permette di rilevare anche informazioni di tipo qualitativo, utili a valutare temi conflittuali dominanti quali la natura dell’angoscia, la presenza di vissuti persecutori, credenze di natura psicopatologica. Nello specifico, tali dimensioni possono essere evidenziate attraverso una valutazione più qualitativa del protocollo grazie all’analisi del contenuto simbolico delle interpretazioni, dei fenomeni particolari alle tavole e/o alle risposte allo Zeta, delle manifestazioni di choc e

  1. Conclusioni e discussione

Alla luce delle prime osservazioni e sperimentazioni di Hans Zulliger (1955; 1969), dei nostri recenti lavori di standardizzazione su popolazione non clinica e clinica dello Z-Test (Caporale et al., 2024; Caporale et al., in review), ed in linea con un attuale valutazione funzionale e dimensionale della personalità (e.g. Shedler et al., 2014), anche mediante l’utilizzo di tecniche proiettive semistrutturate performance-based, anticipiamo in questo articolo la messa a punto di un nuovo sistema di somministrazione, siglatura ed interpretazione dello Zulliger Individual Test chiamato Zeta-Functional Assessment System (Zeta-FAS). Tale sistema di analisi sostiene una valutazione funzionale e dimensionale della personalità clusterizzabile in cinque principali macroaree di processo, quali l’organizzazione cognitivo-percettiva, i processi di pensiero e l’esame di realtà, la tolleranza e la regolazione degli affetti, l’assetto difensivo, la capacità di differenziazione ed integrazione (identità) e la capacità di relazioni e intimità (relazioni oggettuali).

 Lo Zeta-FAS permetterebbe, dunque, di trasformare lo Zulliger in un test di screening proiettivo della personalità capace di individuare rapidamente funzionamenti normotipici e funzionamenti patologici, e rispetto a questi ultimi di discriminare a livello macro tra organizzazioni nevrotiche, borderline e psicotiche.

L’utilizzo dello Z-Test in una versione di screening proiettivo della personalità, grazie all’introduzione del sistema Zeta-FAS, metterebbe insieme i vantaggi di un test performance-based rapido e semplice con l’analisi dei differenti livelli funzionamento come obiettivo target della valutazione. Tale taglio psicodiagnostico potrebbe essere molto utile a tutti quei presidi sanitari pubblici e privati di salute mentale che abbiano come necessità una valutazione psicodinamica della personalità veloce ma allo stesso tempo puntuale che permetta un primo smistamento ed orientamento terapeutico.

 

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